Sebbene da anni si discuta su quale sia il modo corretto di misurare le conoscenze finanziarie, bastano poche domande per accorgersi di quanto il livello di educazione-alfabetizzazione finanziaria delle famiglie italiane sia migliorabile

Spesso gli stessi termini; “educazione ed alfabetizzazione” vengono confusi e generalizzati, in realtà c’è una sottile ma fondamentale distinzione:

Educazione finanziaria vs Alfabetizzazione

  1. Con educazione finanziaria: ci riferiamo al processo mediante il quale investitori e consumatori migliorano le loro conoscenze dei prodotti e dei concetti finanziari, come ad esempio i concetti di rischio/rendimento/diversificazione.
  2. L’alfabetizzazione finanziaria: è invece il risultato di questo processo e delinea l’effettiva capacità di utilizzare conoscenze e skills acquisiti per gestire le risorse finanziarie in funzione dei propri obiettivi di vita.

 

Motivazione e Fiducia

Ci sono altri aspetti che arricchiscono il campo del dibattito, infatti analogamente alla stessa definizione l’OCSE introduce altri due concetti: “Motivation and Confidence”

Introducendo la motivazione come volontà di cercare informazioni in contesti complessi e volatili, e la fiducia nel metterle in pratica: c’è chi si affanna magari nei momenti di panico per implementare le conoscenze ma poi non le utilizza perché indeciso, un vero e proprio tallone d’Achille del risparmiatore.

La difficoltà del risparmiatore a modificare i propri comportamenti

Uno degli errori più comuni in finanza comportamentale e nella vita in generale, è proprio la dissonanza cognitiva, ossia la difficoltà a modificare i comportamenti ignorando informazioni e segnali che, seppur evidenti, deliberatamente decidiamo di trascurare.

Vi chiederete “perché accade?” Il motivo è riconducibile in gran parte ad un processo di “scorciatoie” ed automatismi mentali che il nostro cervello utilizza per prendere decisioni in condizioni di incertezza. Si tratta delle cosiddette “euristiche” (dal greco “heuriskein”: trovare, scoprire).

Le informazioni aggiuntive utili a correggere errori ed ottimizzare le scelte non vengono applicate in quanto pregiudiziocredenze e una generalizzata diffidenza, sono così radicati nei meccanismi che regolano le decisioni da impedire il cambiamento.

Mancano la motivazione e la fiducia, senza le quali anche un soggetto ben educato finanziariamente, si adagia sulle nuove conoscenze senza trarne utilità, a volte non riconoscendo il valore della consulenza.

Cosa dice il rapporto annuale sull’educazione finanziaria

La conferma di questa percezione l’abbiamo rileggendo l’ultimo rapporto annuale Consob 2020 sui comportamenti dei risparmiatori italiani in cui viene evidenziato ancora una volta il basso livello di conoscenze finanziarie, infatti ad esempio:

  • Solo poco più del 40% degli intervistati non è in grado di definire correttamente alcune nozioni base, quali inflazione e rapporto fra rischio e rendimento; più del 20% dichiara di non avere familiarità con alcuno strumento finanziario.
  • La scarsa alfabetizzazione incide sulla comprensione dell’andamento dei mercati e di nuovi fenomeni congiunturali come i rendimenti negativi sui titoli di Stato UE, più del 40% non è in grado di esprimere un’opinione a riguardo.

 

Non si hanno elementi oggettivi per identificare la fiducia

Uno degli elementi più preoccupanti da notare è che tra le motivazioni che scoraggiano il ricorso alla consulenza di un esperto vi è la mancanza di fiducia a priori per circa il 22% degli intervistati, e alla domanda su cosa potrebbe incrementarla circa il 18% dei risparmiatori non riesce a dare una risposta chiara, la definisce piuttosto come una percezione soggettiva alimentata dall’istinto piuttosto che da specifiche caratteristiche o abilità del consulente.

Solo ancora pochi risparmiatori per esempio pongono come rilevante la certificazione delle competenze.

La fiducia come lubrificante del sistema sociale

Citando l’economista Kenneth Arrow

“La fiducia è l’istituzione invisibile che regge lo sviluppo economico”

Non può essere considerata ancora nel 2020 come “un istinto” o come il passaparola.

Ma come ricostruirla dopo tutto quel che è accaduto? Credo sia necessario un lungo e minuzioso impegno, da parte di tutti i soggetti coinvolti; i consulenti finanziari che sapranno dimostrare:

  • Coerenza
  • Trasparenza
  • Rettitudine

Attraverso il loro operato sicuramente vedranno valorizzato il rapporto con i clienti, anche alla luce dei principi Mifid II già in vigore da alcuni anni, perché alla fine:

La parola Consulente significa: Assistere con un Consiglio”

Ne consegue che bisogna avere fiducia. Questa sarà la sfida del consulente del domani: ricostruire la fiducia.

Ti sei mai chiesto cosa ci sia alla base del rapporto con il tuo interlocutore finanziario? La comodità? Le performance? Affidare i tuoi soldi a qualcuno di fiducia è fondamentale, contattami e ti dirò cosa posso fare per te.